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Intervista a Davide Donè – Osservatore F.I.G.C

Ciao Davide, perché hai deciso di intraprendere la strada dell’osservatore?
Ciao Giuseppe, partiamo dal presupposto che mi piacciono le sfide, mi sono sempre piaciute e le considero un modo per metterci alla prova misurando le nostre abilità. E’ iniziato tutto per caso grazie a una persona conosciuta per caso che mi ha presentato a un direttore, paradossalmente questa persona abita a 100 km da me a differenza del direttore che abita a pochi metri da casa mia! Ho sentito più volte dire da tanta gente che non avviene mai nulla per caso, a volte il destino ci sceglie e a volte ci mette di fronte a delle possibilità che sta a noi cogliere. È nata un’amicizia con questo direttore che con il tempo si è rafforzata, mi ha incoraggiato ad iniziare questa strada così ho deciso di rimboccarmi le maniche e prendere il treno per iniziare un corso che mi ha permesso di conoscere persone molto preparate con tanti anni di esperienza anche alle spalle, per molte di queste nutro una grande stima e, anche con alcune di loro, è nata una bella amicizia.

Che tipo di corso hai frequentato per diventare osservatore?
Nel 2016 ho frequentato il corso da Osservatore a Coverciano, 3 giorni a settimana per 3 settimane nella casa del calcio italiano, fosse stato per me l’avrei fatto durare 3 anni: ogni qualvolta scendevo dal treno e poggiavo i piedi a Santa Maria Novella era come entrare in un’altra dimensione. Ammetto che al primo test di ammissione risalente a settembre 2015 non sono stato ammesso. Inizialmente ho pensato non facesse per me ma lo sconforto ha vita breve con il mio carattere e così dopo pochi giorni ho deciso che ci avrei riprovato non appena si fosse ripresentata l’occasione, ho dovuto aspettare l’arrivo della primavera e così a marzo ho rivisto Firenze e soprattutto ho riabbracciato Coverciano.

Hai lavorato per qualche società in particolare in questi anni?
Ho iniziato con il Como, 4 mesi dopo aver ottenuto la qualifica a Coverciano. Ogni qualvolta vado a Como passo apposta davanti al Sinigaglia, sono un romantico e nonostante non sia San Siro posso dire che da li è iniziato tutto. E’ sempre bello rivedere quello stadio.
Dopo il Como sono stato allo Spezia in Serie B, dal lago al mare…in una società che vantava giocatori come Gilardino, Palladino, Granoche. Organizzazione societaria ottima e centro di allenamento stupendo, una bella stagione anche quella che mi ha permesso di conoscere un grande osservatore che sono sicuro verrà fuori con il tempo, si chiama Marco Puttini, un ragazzo giovanissimo con cui ho instaurato un rapporto di amicizia molto forte, ci sentiamo quasi tutti i giorni. Una persona con cui spero di lavorare ancora in futuro.
In questa stagione invece sono riuscito finalmente a lavorare con chi mi ha indirizzato nel calcio (il direttore che abita a pochi metri da me), parlo di Francesco Lamazza. Abbiamo lavorato assieme alla Cavese.

Chi è oggi il tuo punto di riferimento calcistico?
Ho tanti punti di riferimento se devo essere sincero, alcuni appartenenti al mondo del calcio, altri appartenenti ad altri settori.
Il mio idolo assoluto è Cruijff, una persona che ha rivoluzionato il calcio 2 volte: la prima con i piedi, l’altra con la testa. Un innovatore e un genio. Considero al suo stesso livello Arrigo Sacchi, una persona che nonostante sia riuscita a vincere tutto facendo divertire il mondo mantiene intatta la sua umiltà, al giorno d’oggi chi è arrivato in finale nella coppa del paese si sente Dio in terra, l’umiltà è cosa rara ed è la base di ogni grandezza secondo il mio punto di vista. Sacchi si è scomodato rispondendomi a dei messaggi e le persone come lui sono rare.
Sarebbe scontato citare poi come riferimenti i vari Paratici e Marotta, lavoro duramente cercando di imparare ogni giorno sperando di arrivare un domani a competerci.
Nonostante quelli citate ho tanti punti di riferimento, cerco di cogliere il meglio da ogni persona che incontro per immagazzinarlo e farlo mio.

Cosa significa fare l’osservatore al giorno d’oggi?
Fare l’osservatore al giorno d’oggi significa avere tanta passione, essere disposti a sacrificare gran parte del weekend e del proprio tempo libero per il calcio. Tanta gente crede che il ruolo dell’osservatore si limiti a guardare le partite e a fare nomi, pensa che un osservatore guadagni cifre elevate senza muovere un dito, una volta probabilmente lo avrei pensato anche io, ad oggi posso dire che non è così.

Ci racconti in sintesi il tuo modo di lavorare?
Cerco di coprire tutto il territorio nazionale, laddove non arrivo fisicamente per questioni logiche di distanze e tempi ci arrivo attraverso internet o comunque attraverso la visione video delle partite. Ho un mio database con all’interno inseriti i nominativi di tutti i giocatori che vedo, facendo distinzione di ruolo, piede naturale, caratteristiche. Ogni inizio settimana decido in accordo con il direttore quali partite vedere cercando di organizzare tutto in modo da visionare più partite durante una giornata (sono arrivato a 4 in un solo giorno quest’anno). Non mi limito alla sola visione in campo di un giocatore, cerco di scoprire il maggior numero di dettagli su di lui. Più so com’è una persona caratterialmente più posso capire se può integrarsi in diverse situazioni e può tornare utile alla squadra per cui lavoro.

Preferisci fare scouting sul campo o attraverso la tecnologia?
La tecnologia se utilizzata in maniera corretta può essere un alleato fenomenale, se utilizzata in maniera errata invece può trasformarsi invece nel killer pronto a farti del male. La visione sul campo è e rimarrà sempre il modo che prediligo, guardando una partita di persona si possono captare aspetti che a video non si notano.

Cosa guardi in un calciatore in particolare?
Attenzione, se guardassi un calciatore sarei un guardone…sono un osservatore e di conseguenza preferisco osservarlo! Battute a parte cerco di captare ogni singola cosa, anche gli atteggiamenti in campo con compagni, staff, mister o durante il riscaldamento mi possono fornire indizi che potrebbero dare indizi sul suo conto. Anche dal numero sulla maglia possiamo capire chi è il suo beniamino e di conseguenza capire quali sono i modelli da cui prende ispirazione.

Perché secondo te in Italia si punta ancora così troppo poco sui giovani?
E’ una questione di cultura e mentalità anche se ultimamente mi sembra che in serie A la storia stia cambiando. Alcune squadre schierano calciatori nati nel 2001, potrebbe essere l’inizio di una nuova era.
In Serie C invece ci sono diverse società che, abbagliate dagli introiti garantiti dalla federazione, schierano giovani perdendo di vista oltre alla qualità del gioco il risultato finale.

Cosa consigli ad un giovane calciatore che vuole diventare un professionista?
Gli consiglierei di riposare almeno 7 ore a notte, di stare attento all’alimentazione, di non fumare e di evitare gli alcolici, di comportarsi sempre correttamente dentro e fuori dal campo, di impegnarsi sempre in allenamento e di dare sempre retta all’allenatore, di allenare sempre i fondamentali anche attraverso allenamenti individuali nel cortile di casa, di non lasciarsi abbindolare dalle promesse di falsi procuratori in cerca di soldi. Gli direi anche che sono pochissimi i ragazzi che diventano calciatori professionisti, si parla di una decina su 10.000 secondo le statistiche perciò di prendere le cose come vengono senza dimenticare mai che il calcio è un gioco e come tale è fatto per divertirsi e fare divertire.

Cosa ne pensa di SoccerPlanet.it come social network e piattaforma che permette a calciatori, agenti, osservatori, allenatori ecc…di crearsi una propria rete contatti, pubblicizzare il proprio profilo a livello internazionale e cercare un nuovo club attraverso la sezione del Calciomercato?
Penso sia un sito che può dare una grossa mano a tutti gli addetti ai lavori, un social rivoluzionario utilissimo e che potrebbe aprire le porte a molte persone che desiderano nuove situazioni, una fantastica e utilissima idea!

Ringraziamo Davide Donè a nome  di SoccerPlanet.it per il tempo dedicatoci e gli auguriamo un futuro ricco di successi.

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